La successione è l'evento giuridico che si apre autonomamente alla morte di una persona. Essa può essere testamentaria, cioè quando il coniuge defunto prima di passare a miglior vita ha redatto un testamento, oppure legittima. Quindi, nel momento in cui un coniuge viene a mancare, il primo aspetto da verificare riguarda la tipologia di successione che bisognerà aprire.
In seguito, vengono individuati i chiamati all'eredità, cioè tutti coloro che hanno diritto a succedere ad una persona, i quali possono decidere (entro 3 mesi se sono in possesso dei beni ereditari o, in alternativa, entro 10 anni) se accettare o rinunciare all'eredità stessa.
Cominciamo sin da subito col dire che, sia nella successione testamentaria che in quella legittima, coniugi e figli giocano un ruolo particolarmente importante. Questo significa che, anche in caso di testamento, il testatore deve necessariamente destinare una quota del proprio patrimonio agli eredi legittimari. Se ciò non avviene, i legittimari lesi hanno la possibilità di impugnare il testamento.
In caso di successione legittima, coniuge e figli sono ancora più importanti perché sono i primi chiamati all'eredità. Se entrambi i genitori non sono più in vita, automaticamente i figli diventano eredi universali. Non si può dire lo stesso, invece, del coniuge superstite nel caso in cui non siano presenti figli. Questo vuol dire che, con la successione legittima, non sempre il coniuge superstite diventa erede universale ma deve fare i conti con l'eventuale presenza di ascendenti e collaterali.
Tipologia di successione | Quando il coniuge eredita tutto |
Successione testamentaria | Quando non ci sono figli né ascendenti (genitori, nonni) e il testatore dispone nel testamento che l’intero patrimonio vada al coniuge superstite. |
Successione legittima | Quando non ci sono figli, né ascendenti, né fratelli o sorelle (collaterali), il coniuge superstite eredita l’intero patrimonio per legge. |
In presenza di una successione legittima, al coniuge spetta:
Situazione familiare | Quota di eredità spettante al coniuge (in assenza di testamento) |
Non ci sono figli, ascendenti né fratelli/sorelle | Intera eredità |
È presente un solo figlio | 50% dell’eredità |
Sono presenti due o più figli | 1/3 dell’eredità |
Non ci sono figli, ma ci sono fratelli/sorelle del defunto | 2/3 dell’eredità |
Non ci sono figli, ma ci sono ascendenti (genitori, nonni) | 2/3 dell’eredità |
Non ci sono figli, ma ci sono ascendenti e fratelli/sorelle | 2/3 dell’eredità |
In caso di successione testamentaria, le quote che per legge spettano al coniuge superstite sono le seguenti:
Rispetto alla successione legittima, dunque, la differenza significativa riguarda i collaterali (fratelli/sorelle). La legge, infatti, prevede che, in caso di testamento, fratelli e sorelle non abbiano diritto all'eredità. Questo vuol dire che il testamento è di per sé sufficiente per escludere i collaterali dall'eredità, qualora fossero queste le volontà del testatore.
Situazione familiare | Quota di eredità spettante al coniuge (con testamento) |
Non ci sono figli né ascendenti | 50% del patrimonio |
È presente un solo figlio | 1/3 del patrimonio |
Sono presenti due o più figli | 1/4 del patrimonio |
Non ci sono figli, ma è presente almeno un genitore del defunto | 50% del patrimonio |
Non sempre è possibile lasciare l'intera eredità al proprio coniuge ma vi sono situazioni in cui la legge ammette tale possibilità. In primo luogo, è fondamentale fare testamento. Questo è, infatti, l'unico strumento attraverso il quale un testatore può lasciare disposizioni rispetto a come dovranno essere gestiti i propri beni dopo la propria dipartita.
Abbiamo, però, spiegato che, pur facendo testamento, se ci sono i figli quest'ultimi hanno comunque diritto a una quota minima di eredità. Se, invece, non ci sono figli e se risultano deceduti anche i genitori del defunto, è possibile nominare il proprio coniuge erede universale. Al coniuge superstite, in assenza di figli e di ascendenti, spetta per legge il 50% dell'eredità. È sufficiente che l'altro 50%, che coincide con la quota disponibile (cioè la quota di eredità di cui il testatore può disporre liberamente) venga destinata proprio al coniuge per essere certi che quest'ultimo possa usufruire dell'intera eredità.
Di fatto, la legge non ammette la possibilità di escludere il coniuge dall'eredità né in caso di successione legittima né in caso di successione testamentaria. Abbiamo visto che, in caso di separazione, il coniuge superstite non rientra tra gli eredi solo se è stato dichiarato per via giudiziale colpevole della separazione stessa. Diverso è, invece, il caso del divorzio, il quale esclude automaticamente l'ex coniuge tra i chiamati all'eredità.
I diritti ereditari non possono essere alterati dal regime patrimoniale scelto dai coniugi. Questo vuol dire che, in presenza di separazione dei beni, tutto il patrimonio del defunto andrà in successione.
Se è presente un testamento, eredita il coniuge superstite per almeno il 50% del patrimonio. Se si procede con l'apertura della successione legittima (senza testamento) il coniuge superstite può ereditare l'intero patrimonio (se non vi sono né fratelli né genitori), 2/3 del patrimonio (se sono presenti fratelli e/o genitori).
In caso di coniugi separati, il coniuge superstite ha comunque diritto all'eredità, a meno che a quest'ultimo non sia stata addebitata la colpa della separazione tramite apposita pronuncia del giudice. In tutti gli altri casi, pertanto, il coniuge superstite è tra i chiamati all'eredità. La quota cui avrà diritto cambierà, come abbiamo visto, in base al tipo di successione e alla presenza o meno di figli, ascendenti e fratelli/sorelle.
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